Che cosa sono le funzioni cognitive?

Per funzioni cognitive si intendono tutte quelle attività cerebrali che hanno lo scopo di implementare e coordinare processi percettivi, motori e intellettuali che ci permettono di interagire con il mondo. Parliamo di processi consapevoli e non, che possono modificarsi in base all’azione di diversi elementi interni (es emozioni, stanchezza, ecc.) ed esterni al nostro corpo (es. condizioni ambientali).

Le funzioni cognitive che ogni giorno continuamente utilizziamo, nel compiere ogni piccola attività quotidiana, sono: memoria, attenzione, percezione, linguaggio, ragionamento. Queste si sviluppano ed hanno un’evoluzione lungo tutto l’arco di vita dell’individuo, e seguono un andamento piuttosto comune pur all’interno di una caratterizzazione soggettiva.

Un deficit a carico di una o più di queste funzioni si traduce in una serie di difficoltà nella vita quotidiana, lavorativa e sociale; queste possono essere rilevate attraverso la somministrazione di test psicometrici standardizzati specifici, che compongono una valutazione neuropsicologica.

Deficit cognitivi nelle persone con Sclerosi Multipla

Per una persona con Sclerosi Multipla e per la sua famiglia la presenza di difficoltà cognitive è spesso molto meno visibile rispetto ai sintomi fisici, per cui si tende a non considerare la loro presenza e trascurare il loro impatto sulle problematiche della vita quotidiana.

In realtà, una significativa percentuale di pazienti con Sclerosi Multipla (43%) presenterebbe deficit cognitivi, indipendentemente dal sesso, grado di disabilità fisica e dalla fase di malattia.

È stato osservato come le persone con SM che presentano deficit cognitivi è più probabile che manifestino difficoltà lavorative, minore coinvolgimento in attività sociali e ricreative, maggiori difficoltà nel portare a termine compiti domestici quotidiani. Sembrerebbe, quindi, come la presenza di deficit cognitivi sia uno dei maggiori fattori ad influire sulla qualità di vita delle persone con SM (Rao et al., 1991).

I domini cognitivi più facilmente compromessi sono: memoria, attenzione e velocità di elaborazione delle informazioni, funzioni esecutive, flessibilità mentale, capacità logico-deduttive, capacità visuo-percettive. La specificità ed il tipo di pattern cognitivo risulta essere relato alla sede ed al grado di compromissione e demielinizzazione delle strutture cerebrali.

In persone con SM le difficoltà di memoria più comuni riguardano la compromissione dei processi che permettono la codifica ed immagazzinamento delle informazioni, ossia la capacità di apprendimento esplicito di nuove informazioni. Diventa, quindi, più complesso ricordarsi degli impegni e appuntamenti presi, con conseguente minore efficacia nella pianificazione e organizzazione delle attività. Le persone con SM solitamente necessitano di ascoltare ed essere esposti alle informazioni da ricordare più volte per poterle apprendere, ma una volta acquisite le richiamano e le riconoscono agevolmente.

Deficit attentivi-esecutivi si manifestano attraverso un generale rallentamento ideativo ed esecutivo (spesso associato al rallentamento motorio), con un peggioramento della performance per compiti attentivi complessi e prolungati, con difficoltà di concentrazione soprattutto in ambienti rumorosi e con facili distrazioni. In questi casi, una migliore efficienza viene raggiunta quando si svolgono attività in modo selettivo, senza accavallamenti, in un ambiente il più possibile privo di fonti di rumore e senza interruzioni.

Possono essere osservabili, inoltre, difficoltà nei compiti di problem-solving, risoluzione di situazioni conflittuali e imprevisti, formazione dei concetti ed utilizzo dei feedback esterni. Sembra diventare meno immediato considerare contemporaneamente più opzioni, prevedere le conseguenze delle proprie scelte e azioni, e prendere decisioni efficaci.

Tali problematiche possono portare ad un progressivo isolamento e disimpegno dalle proprie attività e ruoli quotidiani, limitazione delle relazioni e attività ricreative, favorire l’insorgenza di disturbi dell’umore, paure e ansia.

Bisogna, però, fare attenzione a non confondere la presenza di deficit cognitivi con gli effetti della fatica, stanchezza, stress, depressione e ansia, effetti collaterali dei farmaci. In questi casi un’attenta valutazione delle funzioni cognitive (o valutazione neuropsicologica) può aiutarci a capire se i deficit cognitivi percepiti nella vita quotidiana sono riconducibili ad una compromissione organica delle strutture cerebrali o se è più probabile che derivino da altri fattori.

Studi hanno osservato come una volta che il disturbo cognitivo si è configurato è improbabile che possa significativamente “rientrare”, questo può stabilizzarsi, ma spesso è progressivo, nonostante una grande variabilità interindividuale. Valutazioni di follow up a medio termine hanno stimato una progressione del 21-28% nell’arco di 3-4 anni di malattia (Amato et al., 2003).

La comparsa e progressione dei sintomi cognitivi non può essere prevista sulla base di altri informazioni. Sembra che tenere la mente in esercizio protegga le persone con SM dall’avere problemi cognitivi. Pertanto, è importante che le persone utilizzino le proprie capacità cognitive continuando a leggere e ad auto-istruirsi, mantenendosi socialmente attive e con uno stile di vita sano che includa l’esercizio fisico. (Päivi Hämäläinen, 2013).

Interventi: valutazione e training

Procedere attraverso un’approfondita valutazione neuropsicologica è il primo passo per affrontare i disturbi cognitivi. Tale intervento è in grado di individuare nel profilo cognitivo del paziente punti di forza e debolezza, identificare e graduare i problemi per meglio definire l’impatto della patologia e dei suoi sintomi cognitivi sulle funzioni personali, familiari, occupazionali e sociali.

“La valutazione delle funzioni cognitive dovrebbe rientrare nell’analisi periodica delle funzioni neurologiche per le persone con Sclerosi Multipla.   Dovrebbe essere fatta nelle fasi iniziali della Sclerosi Multipla e contribuire alla valutazione della malattia …”                                                                                              Brochet, 2013

Ad un’attenta valutazione segue la promozione di un piano d’azione che include la persona malata e tutto il suo sistema. Le difficoltà emerse devono essere analizzate all’interno delle necessità e dell’ambiente di vita della persona, dando impulso ad una serie di azioni che gli permettano di gestire meglio le proprie capacità minimizzando l’impatto negativo dei deficit sul proprio funzionamento.

Programmi di riabilitazione e potenziamento cognitivo mirati possono aiutare la persona con SM a fronteggiare i propri deficit, sono in grado di alleviare l’affaticamento mentale, migliorando la propria performance cognitiva attraverso la pratica, l’esercizio e l’utilizzo di strategie di compensazione e adattamenti per massimizzare l’utilizzo delle funzioni cognitive residue.

Ad esempio, si è visto come la sintomatologia cognitiva può peggiorare a fine giornata, quando si è più stanchi. Segue come la persona sarà aiutata a programmare le proprie attività quotidiane in modo più efficiente, concentrando compiti e impegni più difficili nelle prime parti della giornata. Oppure, in presenza di un deficit a carico dei sistemi attentivi e della capacità di selezionare gli stimoli ambientali sarà consigliato di operare e svolgere le attività più difficili in un ambiente protetto, privo di distrazioni evitando di interrompere un ciclo d’azione per poi riprenderlo.

La ricerca è sempre più orientata verso l’implementazione di training cognitivi specifici per i pazienti con Sclerosi Multipla; una dettagliata valutazione delle funzioni cognitive sembra essere in grado di spiegare le difficoltà quotidiane che questi pazienti incontrano ed indirizzare un corretto trattamento cognitivo.

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